“Per strada si faceva le…” | Shock dal campione del mondo 2006: l’ha ammesso chiaro e tondo
Dichiarazione forte quella dell’ex campione del mondo con l’Italia: non si nasconde dietro a un dito e ammette come stanno le cose
Dopo il turno infrasettimanale con le coppe europee, è il momento di vivere le ultime partite di Serie A del 2024.
In questa domenica di dicembre, è sceso in campo anche il Monza di Alessandro Nesta.
L’allenatore italiano non si è nascosto davanti alle domande dei giornalisti nella conferenza stampa di ieri prima della partita di oggi contro il Lecce.
Di seguito, trovate un estratto della risposta data ai giornalisti con tono chiaro e deciso, che non lascia dubbi.
Il momento del Monza
La squadra di Alessandro Nesta continua a navigare in acque pericolose della classifica. A pesare sul cammino dei biancorossi è certamente il lungo digiuno dalla vittoria, che ormai dura da quasi due mesi. L’ultimo successo risale infatti al 21 ottobre, quando il Monza si impose con un netto 3-0 sul campo del Verona, quella che resta ad oggi l’unica vittoria in questa Serie A.
Nella sfida di domenica 15 Dicembre contro il Lecce di Giampaolo, in una trasferta davvero delicata, è arrivata l’ennesima sconfitta per 2-1. Di fatto, gli uomini di Nesta sono in 19° posizione in classifica, con 10 punti che pesano come un macigno e, inevitabilmente, non bastano per uscire dalla zona retrocessione. Ecco però alcune dichiarazioni dell’allenatore italiano nella conferenza stampa prepartita sembrano risuonare come un monito ai propri calciatori.
Nesta: “Non è naturale diventare calciatore. Vi dico perchè”
Alla vigilia del match contro i giallorossi, l’ex campione del mondo con l’Italia nel 2006 ha parlato del fatto di diventare un giocatore di calcio professionista, prendendo proprio sé stesso come esempio: “Non è naturale diventare come noi. Mi hanno preso da sopra un motorino, a 17 anni, mentre stavo con i miei amici che si facevano le cose loro (ride ndr.). La settimana dopo sei in Serie A davanti a 70 mila persone e devi giocare a calcio con quella pressione addosso”.
Ha poi proseguito sottolineando: “Dopodiché ti fanno firmare un contratto che vale quanto lo stipendio di tuo padre in 8 vite, perciò dico che è difficile gestirsi. Lì ognuno reagisce a modo suo: c’è gente che stappa come se avesse finito e chi invece è troppo fragile e non regge. Io ho dovuto imparare a gestirmi. C’erano volte in cui non dormivo per due giorni perché ero troppo carico, ma la verità è che i calciatori sono persone comuni, ragazzi come voi. Vengono catapultati in un mondo dove devi sentire critiche, fischi, lasciando perdere i soldi”.