Vanja Milinkovic-Savic, portiere del Torino, è il protagonista dell’intervista per “A tu per tu con…”, rubrica in onda sui canali ufficiali del club granata. L’estremo difensore serbo ha toccato moltissimi temi: dall’arrivo in Italia fino al rapporto con suo fratello Sergej, passando per il suo idolo Zlatan Ibrahimovic: l’intervista.
L’intervista di Milinkovic-Savic si è aperta all’insegna dei ricordi: la conduttrice, infatti, ha parlato della prima chiacchierata con il portiere al suo arrivo in Italia: a quei tempi, Milinkovic, parlava in lingua inglese. “Ora ho un accento italianissimo, anche un po’ romano, me lo dicono tutti perché sono spesso a Roma a trovare mio fratello. Conosco 5 lingue: serbo, italiano, inglese, spagnolo e capisco il francese ed il tedesco. Basta così?”. L’ex SPAL ha poi parlato del doppio cognome: “Mio padre giocava in Spagna, lì quando nasce un bambino si prende il cognome di entrambi i genitori. Siamo stati in Portogallo, in Austria e poi siamo tornati in Serbia, ma ho pochi ricordi perché ero un bambino”.
Ricordi che, invece, conserva gelosamente quando parla degli allenamenti con il Manchester United e del Mondiale in Nuova Zelanda: “Il Mondiale under 20 che abbiamo vinto è la cosa più bella che mi sia successa, dopo la nascita di mia sorella“. Poi, sugli inizi di carriera, ha parlato così: “Quando sono arrivato al Vojvodina ho sofferto, per me era un passo troppo grande, ma allenarmi con tutte quelle superstar è stato importante per me”.
“Quando è arrivata la proposta del Torino, dopo aver parlato con il mio procuratore, ho chiamato Sergej e gli ho fatto un miliardo di domande. Mi ha detto che in Italia c’è un bel calcio, che si mangia e si vive bene. Questo è tutto quello che un calciatore vuole, per questo ho scelto di venire qui”. Ha proseguito Milinkovic, che poi ha parlato della città: “Io Torino la amo, è bella e tranquilla, mi trovo benissimo“.
A proposito di tranquillità, il serbo ha tenuto a specificare: “Il posto che preferisco è il mio appartamento, dove mi intrattengo anche con il gaming. Poi faccio qualche passeggiata con il cane, con cui vado ovunque”. In Italia, però, Milinkovic ha giocato anche nell’Ascoli e nella SPAL: “Sono stati prestiti che non mi hanno dato tanto dal punto di vista del calcio, ma mi hanno fatto crescere come uomo e come persona”. Diverso il discorso in granata: “Con Juric ci si allena tanto: per come la vedo bisogna sempre cercare di divertirsi, anche quando in campo sei sfinito. Siamo una squadra e dobbiamo esserci l’uno per l’altro, è importante per tantissimi aspetti. Dentro il campo ma anche fuori”.
Il rapporto con suo fratello Sergej è davvero speciale: “In tanti mi dicono che siamo molto uniti, ma per me è una cosa normale per due fratelli. Poi farei di tutto per vincere le partite contro di lui. Siamo cresciuti insieme, non sembra ma io sono più giovane di lui.
Giocavamo a calcio ovunque, anche in casa. Da quando siamo nati pensiamo al calcio. Abbiamo giocato insieme anche al Vojvodina, per questo quando ci chiedono cosa si prova a giocare insieme in nazionale rispondo sempre che ci siamo abituati”.
L’intervista è proseguita quando Milinkovic ha parlato del suo ruolo: “Sono sempre stato pigro e sono finito in porta per questo. Quando avevo 12 anni ho cambiato ruolo, prima facevo l’attaccante e giuro che ero fortissimo. Se avessi continuato adesso sarei il nuovo Ibrahimovic. Lui è il mio idolo, ha un carattere particolare e da quando ero bambino era il mio Dio. Mi piaceva per come giocava perché a quell’età non capivo la sua personalità”. Poi una riflessione in relazione al calcio di oggi: “Ormai è diventato normale che un portiere sia capace a giocare con i piedi. Tutti gli allenatori in futuro cercheranno questo. Darei tutto, anche se sono pigro, per giocare una partita in campo. Per fare il portiere bisogna essere un po’ matti: se un giocatore tira e io paro prendendo una pallonata in testa sono contento, questo non è normale”. Milinkovic ha poi terminato la chiacchierata con un saluto ai tifosi granata: “Ciao tifosi del Torino!”