Pippo Inzaghi ha sempre saputo scegliere il momento giusto: una carriera sul filo del fuorigioco, pronto a scattare alla ricerca del gol. “Il momento giusto” è anche il titolo del suo nuovo libro, presentato a Milano con la presenza di tante figure che hanno segnato la sua vita e la sua carriera. Inzaghi ha rilasciato un’intervista a Sky Sport, in occasione di Calciomercato l’Originale, raccontando dei significati dietro questa sua autobiografia.
SUL LIBRO – “Non ero molto propenso a scrivere il libro, ma ho pensato che ad agosto compirò 50 anni ed era il momento giusto per tracciare una linea e ripercorrere la mia carriera. Ringrazio tutti i tifosi presenti, mi hanno emozionato. Spero che dal libro si capisca la passione viscerale che ho per questo sport”.
SUL FRATELLO SIMONE – “Pensavo fosse un fuoriclasse sul campo e fuori, oggi posso dire che lo è a tutti gli effetti anche nelle difficoltà. Quest’anno ha reagito come nessuno a delle critiche ingiuste. In campionato poteva fare meglio come tantissime altre squadre. Ha dimostrato di essere al livello di Guardiola, se non superiore. Simone si è guadagnato di essere uno dei migliori allenatori al mondo: per me è un esempio, gli auguro di continuare così”.
SULLA PASSIONALITÀ – “Mentre da giocatore era una grande dote, da allenatore può essere un difetto. A volte bisognerebbe essere meno passionali e più riflessivi, ma penso che sia la mia grande forza. A 50 anni proverò a migliorare anche in quello. Da allenatore vieni valutato sui risultati, io quando li ho raggiunti è perché ho avuto tutti gli elementi al posto giusto: società, direttore, squadra. Ho avuto successi ma sono stato anche esonerato”
SU ALLEGRI – “Nel libro ho voluto parlare solo di cose belle. È uscita questa circostanza e ho detto solo la verità, lui sa benissimo quello che penso. Se sono poco considerato non meritandolo, se non vengo trattato nel modo giusto per me il discorso si chiude lì. Non voglio parlarne, forse è stato anche meglio così: aver smesso con un gol sotto la curva con la maglia del Milan addosso è stato il coronamento di una bella carriera”
SUL SIGNIFICATO DEL LIBRO – “Il momento giusto deve sempre capitare, anche da allenatore. Io parto dal presupposto che se uno lavora con passione e dedizione potrà affrontare vittorie e sconfitte ma alla fine il lavoro lo premierà. Mi auguro che chi leggerà questo libro possa trarre giovamento anche nei momenti difficili. Non siamo supereroi, anche noi abbiamo debolezze e fragilità. Quando ho smesso di giocare non è stato facile”.
SULLE DIFFICOLTÀ DOPO IL RITIRO – “Era un momento complicato, non era depressione. Ho fatto tanti esami, avevo dolori. Era l’anno dopo aver allenato il Milan in cui sono stato fermo: non avere più orari mi ha ragionare troppo. Poi è arrivato il Venezia che mi ha dato l’occasione giusta e sono ripartito. In quei momenti famiglia e amici possono aiutare tantissimo, poi si riparte”.