Calcio e salute mentale si muovono di pari passo. E spesso non c’è possibilità che l’uno possa esistere senza l’altro. Un binomio, un’inevitabile catena: se non si sta bene con la propria testa, i piedi fanno fatica persino a muoversi. È il caso di Michail Antonio, attaccante giamaicano del West Ham, che ha rilasciato durante il podcast “High Performance” delle dichiarazioni personali molto importanti: “Ho avuto problemi di salute mentale, ero arrivato al punto di odiare il calcio”.
“Ero arrivato al punto di odiare il calcio. Ho iniziato la terapia perché stavo davvero soffrendo”, ha detto Antonio. Prima della scorsa finale di Conference League contro la Fiorentina, l’attaccante giamaicano si stava riprendendo dal divorzio da sua moglie. Un problema non da poco, che condizionò – ma solo momentaneamente – la sua avventura calcistica. “Stavo cercando di riprendermi, e non avevo la testa per potermi concentrare sul calcio“, ha dichiarato il giocatore del West Ham.
I primi problemi però, come dichiarato dallo stesso giocatore, sono da rintracciare un anno prima della finale Fiorentina-West Ham, terminata con il risultato di 1-2 con le reti di Benrahma e Bowen per gli inglesi. Bonaventura per la Viola. Lo stesso Antonio, nel corso della chiacchierata a “High Performance”, ha detto di essersi completamente “disinteressato” dal mondo del calcio: “A dicembre 2022 ho cominciato a odiarlo. Non mi stavo divertendo, pregavo di infortunarmi pur di non giocare. Non ho segnato fino a marzo-aprile e mi sentivo debilitato. Dopo la vittoria contro la Fiorentina gli altri sono usciti a ubriacarsi mentre io mi sono addormentato in pullman e sono tornato in albergo“.
Poi, però, la luce in fondo al tunnel: “Ero svuotato mentalmente, ma poi ho iniziato la terapia. Pensavo fosse una cosa per pazzi, invece mi ha cambiato la vita“. Una storia da raccontare, una rivincita. Anzi, la vera vittoria: quella di Michail.