Lingard e il rancore per il Manchester United: “Solo false promesse”
Tra poche ore andrà in scena la sfida tra Manchester United e Nottingham Forest, valida per la sedicesima giornata di Premier League, sarà anche la partita di Jesse Lingard. Il centrocampista inglese classe 1992 aveva lasciato a titolo definitivo i Red Devils quest’estate dopo sette anni di alti e bassi in prima squadra e un prestito al West Ham in cui aveva brillato. Lo stesso Lingard ha parlato del suo passato all’Old Trafford in un’intervista, lasciando spazio a molto rancore. Di seguito le sue dichiarazioni.
Lingard
Lingard era cresciuto nelle giovanili dello United, dove si era trasferito nel lontano 2001 all’età di nove anni, e dopo una serie di prestiti diventa protagonista nel 2015: con Van Gaal in panchina segna la rete della vittoria nella finale di FA Cup contro il Crystal Palace, riportando il trofeo a Manchester dopo dodici anni di assenza. Con Mourinho, invece, ha vinto la Community Shield del 2016 e l’Europa League del 2017.
Con l’arrivo di Solskjaer in panchina, però, ha scivolato in basso nelle gerarchie della rosa, tanto da essere mandato in prestito al West Ham con cui ha segnato 9 in 16 presenze. Nonostante le buone prestazioni, al ritorno alla base nessuno ha mai creduto veramente in lui e nell’estate del 2022 è andato in scadenza di contratto e si è accasato definitivamente al Nottingham Forest.
Dopo 22 anni ai Red Devils, Lingard ha rilasciato un’intervista piena di rancore al Daily Telegraph, proprio alla vigilia della gara: “Non so perchè non giocavo, non so quale fosse il problema, se c’erano questioni di politica nello spogliatoio o chissà cosa. Oggi come oggi, non ho ancora una risposta, ma non l’ho neanche chiesta. Avrei preferito che qualcuno, rispettando tutto il tempo che ho passato lì, mi avesse detto ‘ecco perchè non giochi’, ma nessuno lo ha fatto. C’erano solo false promesse“.
“Mi allenavo duramente, ero in forma e pronto per giocare. Ma quando lavori duro in allenamento e alla fine non giochi mai, è molto frustrante. L’ultimo anno ho dovuto lavorare sodo, perchè sapevo che sarei andato via a parametro zero. Non sono un tipo che si intristisce e che butta giù i compagni, sono sempre un ragazzo positivo. Mi allenavo, facevo il mio lavoro e cercavo di dare il massimo. Ma l’ultimo anno è stato davvero complicato“.