Da una parte la voglia di accorciare il gap con l’Inter dopo il passo falso dei nerazzurri contro il Genoa. Dall’altra, la volontà di restare agganciati al treno europeo in seguito ai successi di Fiorentina e Lazio. Ecco solo due piccole motivazioni che fanno crescere l’attesa per il big match della 18ª giornata di Serie A: è (quasi) tempo del confronto tra Juventus e Roma. Sfida che è storicamente un’icona del nostro campionato, che si è ripetuta per almeno 200 volte in tutte le competizioni, con un bilancio ampiamente a favore dei bianconeri. E quest’anno, per alcune motivazioni che tra poco vi elencheremo, risulta essere ancora più interessante.
Degli apprezzamenti tra i due c’erano già stati altre volte in qualche intervista dove veniva chiesto un parere sulla “nuova” e “vecchia” scuola di allenatori. Altre frasi di stima tra Allegri e Mourinho si sono ripetute anche nelle rispettive conferenze stampa pre-partita. L’allenatore dei bianconeri dice di “aver iniziato ad allenare quando Mourinho aveva già vinto tutto, e per questo aveva grande ammirazione per il portoghese“. Lo Special One definisce invece il rivale come “risultatista“, che pensa a raggiungere la vittoria a ogni costo con uno stile di gioco ben preciso. Una caratteristica che lega i due e che, alle volte, è stata accostata anche a Carlo Ancelotti, l’allenatore che ha vinto più Champions League nella storia del calcio.
E i numeri non fanno altro che accertare queste tesi: Mourinho, dal suo arrivo alla Roma, è riuscito a riportare nella Capitale un trofeo europeo con la vittoria della Conference Leauge nella stagione 2021-2022. Per Allegri invece, le ultime due stagioni non hanno portato nessun trionfo, complici anche le numerose difficoltà extra-campo. Questa annata dovrebbe essere determinante dunque per l’allenatore bianconero, che considera la vittoria come unico fondamento sportivo e unico metro per dimostrare il valore del lavoro svolto da un club.
Contatti costanti per una distanza economica da colmare passo dopo passo. Questa la situazione che quest’estate ha riguardato la dirigenza dei bianconeri, che ha provato a cedere Vlahovic al Chelsea in cambio di Romelu Lukaku più un conguaglio di 40 milioni. Juventus che fino all’ultimo ha tentato di alzare la richiesta, forte del fatto di non avere esigenze nel vendere l’attaccante serbo. Al contrario del club inglese, che vedeva nel belga un esubero non più così giovane da far fuori al più presto. Quello che alla fine è venuto fuori è stato un nulla di fatto. Lukaku ha poi felicemente assecondato il corteggiamento di Mourinho e della Roma. Vlahovic, dall’altra parte, è rimasto alla Juventus. Squadra alla quale rinnova spesso il suo amore con gesti e parole.
Quella di stasera sarà dunque una sfida (non più) a distanza tra i due. Quest’anno, basandoci sui numeri in campionato, Vlahovic ha siglato 6 reti in 15 partite, contribuendo anche con un assist. Lukaku invece ha segnato 8 gol in 14 presenze, anche lui con un passaggio vincente all’attivo. I numeri sono pressocché simili: speriamo, dunque, che questo incontro possa rispondere a una fantasiosa domanda nata nelle menti dei tifosi quest’estate: in fin dei conti, ne sarebbe valsa la pena?
Altro pezzo nella splendida vetrina di Juventus-Roma sarà la presenza di Paulo Dybala. L’attaccante argentino arriva alla corte dei bianconeri nella stagione 2015-2016 dal Palermo. Da lì nasce una romantica storia d’amore, che porta l’ex numero 10 della Juve a collezionare 293 presenze e 115 gol in 7 stagioni. Poi però, come spesso accade nelle relazioni, ci si separa. Dybala viene trasferito alla Roma nel 2022, dove in 2 anni riesce a collezionare 52 presenze e a siglare 22 reti.
Facendo un rapido confronto tra quelli che sono stati i numeri al Fantacalcio nell’ultima stagione alla Juventus e quella attuale alla Roma di Paulo Dybala, ne scaturisce che nel 2021 l’argentino collezionò 28 partite a voto (complici le tante assenze per infortunio), con 10 gol e 5 assist. Quest’anno, il dato parla di 11 partite con già 4 reti e 6 passaggi vincenti all’attivo. Numeri sicuramente in crescita dunque per un calciatore che, se sempre al pieno delle sue forze e con qualche infortunio in meno, avrebbe potuto dire la sua ancor di più a livello mondiale.