Italia, Bernardeschi: “Ronaldo? Mi dispiace, ma bisogna capire quando smettere”
Una decisione pesante, presa nel momento decisivo della carriera. Federico Bernardeschi, dopo 5 stagioni alla Juventus, in estate ha detto addio alla Serie A per trasferirsi al Toronto, in MLS. La sua decisione è stata molto criticata, essendo questo considerato un campionato di basso livello agonistico soprattutto considerata la sua età. Berna, però, spesso si è mostrato convinto di aver fatto la scelta giusta, cercando di far notare come il calcio americano stia emergendo sempre di più, e anche il Mondiale ha dato una dimostrazione. Federico Bernardeschi ha rilasciato un’intervista al canale Twitch di Cronache di Spogliatoio, in cui ha parlato dell’Italia fuori dal Mondiale, di alcuni suoi ex compagni e non solo. Di seguito un estratto delle sue parole.
Italia, l’intervista di Bernardeschi
L’ex Fiorentina ha iniziato parlando della situazione Cristiano Ronaldo, attualmente svincolato e criticato dai più, affermando: “Mi dispiace per Cristiano, è uno dei tre giocatori più forti della storia. Per quello che ha dimostrato, avrebbe meritato un finale di carriera diverso. Mi dispiace a livello umano, per l’uomo che è. Un giocatore del suo livello è giusto che smetta quando vuole ma bisogna essere lucidi e capire quando è il momento più adatto. Fossi stato compagno di CR7 al Manchester United avrei accettato la sua decisione. Sono un professionista, che lui voglia o meno rimanere in squadra, io continuerei a dare tutto per la maglia”.
Dopodiché ha parlato della mancata qualificazione ai Mondiali per l’Italia, definendola una ferita ancora aperta: “Ho potuto guardare il Mondiale comodamente e amaramente. La partita con la Macedonia è ancora un grande dolore, tutti ci aspettavamo di essere lì, a volte è dura affrontare la realtà“, ha detto, collegandosi anche alla vittoria dell’Argentina: “In loro ho visto quello spirito che ha alimentato noi italiani durante gli Europei. Se si guardano le storie delle grandi conquiste calcistiche c’è sempre un fattore comune: il gruppo. Noi nel 2021, i campioni del 2006, tutti ti diranno che erano un grande gruppo, perché il calcio è questo, uno sport di gruppo”.
Il classe ’94 ha poi proseguito: “Non è un caso che Leo abbia vinto il mondiale a 35 anni, alla sua ultima possibilità. È da quando ha 19 anni che sentiva queste pressioni addosso, di dover vincere, di essere il più grande. Anche lui ha dovuto fare un percorso, affrontare delle difficoltà, andare oltre sé stesso e scoprire lati del suo carattere che non aveva ancora palesato. Ci sono momenti decisivi nella vita e questo è il suo. Per quello che ha vinto, per quello che è stato e per quello che è, Messi è Maradona da 15 anni ormai”.
Bernardeschi ha poi parlato anche di alcuni ex compagni in bianconero, in primis Paulo Dybala, che ha segnato uno dei rigori decisivi per la vittoria dell’Albiceleste: “Quando ho visto Dybala sul dischetto, ho sperato segnasse, perché so cosa voglia dire tirare e segnare rigori di quel peso. Ci vuole personalità per calciare rigori del genere, Paulo ha tutte la caratteristiche per prendersi questi rigori, tra l’altro lo ha tirato in maniera molto simile alla mia agli Europei”.
In conclusione, parole anche per Rabiot, vera sorpresa della prima parte di stagione della Juventus e della Francia: “Rabiot è sempre stato criticato ingiustamente dall’esterno. Bisognerebbe educare di più il pubblico a capire come si analizza un calciatore, non bastano 4/5 partite sbagliate a dire che una stagione è fallimentare; poi le qualità, quando le hai vengono fuori. In Italia bisogna lavorare sul far capire che va bene criticare o essere arrabbiati se la propria squadra perde, ma non bisogna andare allo stadio per sfogare le proprie frustrazioni ma per divertirsi.