Inter, Asllani rivela: “Ecco perchè gioco poco”
Dopo un’ottima stagione all’Empoli, Asllani la scorsa estate è passato all’Inter, pronto a prendere il posto di vice Brozovic. Fin qui, però. il giovane centrocampista albanese non ha trovato molto spazio, chiuso nelle gerarchie da Calhanoglu e Mkhitaryan. In un’intervista a La Gazzetta dello Sport, Asllani ha parlato dei suoi primi mesi all’Inter.
Inter, l’intervista di Asllani
Il centrocampista classe 2002 ha parlato del poco spazio trovato fin qui in maglia nerazzurra: “Perché devo crescere, migliorare, e perché sono in un centrocampo di campioni. Tutto qui, niente di strano. Ero e sono pronto, ma non pensavo avrei giocato chissà quanto, proprio per il livello dei compagni. Ma io sono contento dei miei spezzoni e sono convinto che questo sia il momento di imparare: da Brozovic a Calhanoglu, li considero tutti dei maestri”.
Nelle ultime settimane si era parlato di una richiesta di prestito: “Mai, tutto falso. Sono contento qui e voglio rimanerci. Sono stato io a fare questa scelta e la rifarei. Fin dall’inizio sapevo a cosa sarei andato incontro: è tutto parte di un percorso. Io vice-Brozovic? Normale all’inizio, ma io lavoro per guadagnare sempre più spazio ed essere ricordato per il nome che porto. Sono semplicemente Asllani, con le mie caratteristiche e i miei difetti. Uno è la fase difensiva perché sono uno a cui piace tanto tenere la palla”.
Sul ruolo ha aggiunto: “Ho fatto pure il trequartista, ma mi considero un mediano davanti alla difesa. Andreazzoli è stato fondamentale nel farmi giocare in diverse posizioni, oltre ad essere un maestro, un educatore: ha creduto in me. Inzaghi gli somiglia in questo, fa sentire i giovani parte di un tutto. Da Brozovic prenderei la tranquillità col pallone tra i piedi. Da Barella la grinta e lo spirito in ogni allenamento, mentre da Calhanoglu e Mkhitaryan la tecnica: sono due di qualità superiore. Di Gagliardini vorrei l’inserimento e la forza fisica”.
Chiosa finale sul gol sbagliato contro il Barcellona: “Se non ci penso io, mi ci fanno pensare gli altri. Quando torno in paese o sono per strada, c’è sempre qualcuno che me lo ricorda: alla lunga un po’ stufa… Ma ammetto di non aver dormito per quattro giorni, passavo le notti a guardare quell’azione, ce l’ho stampata in testa. Vi assicuro che volevo darla di prima a Mkhitaryan. Poi ho preferito stoppare e poi passargliela, ma il controllo è andato un po’ lungo: a quel punto non c’era più spazio. Pensavo di segnare, ma è andata male. Ero distrutto, ma mi hanno consolato tutti, proprio tutti“.