La stagione scorsa Giroud è stato uno dei protagonisti della cavalcata Scudetto del Milan: in un’intervista in occasione della presentazione del suo libro, “Crederci, sempre. Perché ho fiducia nella vita, in Dio, in me stesso e nel destino”, il francese ha parlato della stagione passata. Sono state 29 partite giocate, siglando 11 reti e fornendo 4 assist. Il calciatore, che ha nel suo palmares anche un Champions League e 1 Mondiale, è stato fondamentale in molti momenti, riuscendo a decidere partite come il derby e lo scontro diretto a Napoli. In merito allo Scudetto, Giroud non ha dubbi: “Vincere lo Scudetto è come vincere il Mondiale”
Ha raccontato del primo contatto con Maldini: “Ero a Nizza con la Nazionale. Il mio manager mi ha detto che è meglio parlare Facetime con Maldini: per me era una cosa speciale, è una leggenda del Milan. Mi piace il rapporto con lui e Massara. Ho parlato con loro senza problemi e per me era un segnale di dover andare al Milan“.
Su Pioli e Ibrahimovic: ” Non conoscevo tanto lo stile di Pioli, ma quando ho parlato con lui Facetime ho capito subito di poter fare bene insieme. È una brava persona, sincera, che sa come parlare ai giocatori. Ibra è una leggenda del Milan. Sono molto felice del rapporto che ho con Zlatan“.
Sui gol al Derby, Giroud svela un retroscena: “Emozione pazzesca. Sono stati due gol pesanti. Se l’Inter avesse vinto il derby sarebbe stato complicatissimo prenderli. Credo che Dio mi ha detto di crederci fino alla fine per il primo gol e anche per il secondo. Quella giocata mi capita qualche volta. Ho spinto De Vrij prima di fare quella corsa. Così che sul passaggio di Calabria si è trovato in ritardo e dopo è esploso tutto! Tutti i tifosi mi parlano di questo gol da 4-5-6 mesi, anche oggi!“.
Sul suo arrivo al Milan, il francese crede sia opera del destino: “Al Chelsea ero il terzo attaccante. L’Inter era molto interessata a me, ma ad un certo punto mi hanno detto che non c’erano più soldi per me. Mi voleva anche la Lazio. Ero disperato, volevo andare via. Potevo andare al Tottenham, ma avevo giocato nell’Arsenal. Era destino che fossi rossonero e non nerazzurro“.