La Coppa del Mondo, si sa, è una competizione tanto affascinante quanto crudele. È noto a tutti che è solita non fare sconti a nessuno, nemmeno a squadre del calibro della Germania. La nazionale allenata da Flick, vincitrice del Mondiale 2014, partiva come una delle favorite, inserita in un girone con Spagna, Giappone e Costa Rica. I più immaginavano una lotta per il primo posto tra tedeschi e iberici. Il tonfo iniziale contro il Giappone e il pareggio contro la Spagna, però, non hanno permesso il passaggio alla fase successiva. La Germania dunque, per la seconda volta consecutiva è stata eliminata alla fase a gironi di un Mondiale: non era mai successo prima.
Il dato sopracitato è molto particolare, soprattutto se si pensa che prima del 2018 la Mannschaft era riuscita ad arrivare almeno agli ottavi in tutte le edizioni. Una statistica che fa molto riflettere, visto soprattutto il modo in cui la squadra si è presentata in Qatar e, soprattutto, in Russia 2018. Nel 2014, infatti, i tedeschi si erano laureati campioni del mondo meritando e annientando gli avversari – il Brasile ne sa qualcosa. Dopo quell’anno, però, qualcosa si è rotto. Una parabola discendente che ha origine nel girone F di Russia 2018, di cui facevano parte Svezia, Messico e Corea del Sud. In quel caso la Germania parte ancora male, perdendo contro il Messico, ma riapre tutto con una vittoria all’ultimo secondo contro la Svezia; nella gara decisiva contro la Corea, tuttavia, un suicidio calcistico sancisce l’eliminazione di Neuer e compagni.
Da lì si prova a rifondare, anche attraverso un cambio generazionale. I risultati, però, continuano a non arrivare: ad Euro 2020, ad esempio, la squadra di Low viene eliminata agli ottavi da un’ottima Inghilterra, come ad indicare che all’interno della macchina ci sia ancora qualcosa di rotto. Il danno però sembra non essere stato riparato, e la seconda eliminazione consecutiva ai gironi di un Mondiale lo dimostra.
Un caso molto simile a quello tedesco lo ha vissuto recentemente proprio l’Italia. Gli azzurri, campioni del mondo 2006, si erano presentati alla Coppa del Mondo in Sudafrica del 2010 convinti di passeggiare nel girone, senza però fare i conti con Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia. Risultato? 2 punti su 9 raccolti in uno dei gironi più facili della competizione e figuraccia internazionale.
Stessa cosa avviene nell’edizione del 2014, in Brasile. Gli azzurri, sotto la guida di Cesare Prandelli, si presentano al torneo questa volta non con i favori dei pronostici, ma comunque inseriti tra le big. La campagna dei gironi inizia molto bene, con una vittoria contro l’Inghilterra, ma si conclude in modo drammatico con le sconfitte contro Costa Rica e Uruguay; anche qui fuori ai gironi. Conoscendo la storia recente dell’Italia, però, la Germania deve darsi da fare, per evitare di fare la stessa fine in termini di qualificazione ai Mondiali.
A cura di Alessandro Mammana