Cremonese, Braida: “Fagioli? Qualità innata, ma un gradino alla volta”
Il direttore generale della neopromossa Cremonese, Ariedo Braida ha parlato della giovane stella della squadra Nicolò Fagioli. Ai microfoni di Tuttosport, Braida ha parlato dei giovani e del processo ai cui devono andare incontro per diventare grandi.
Nicolò Fagioli è stato l’uomo in più della Cremonese in Serie B. Con 3 gol e 7 assist in campionato, ha aiutato la sua squadra nella corsa alla Serie A, terminata con il successo grazie al secondo posto guadagnato all’ultima giornata superando il Monza.
Le parole di Braida su Fagioli
Queste le parole di Braida sui giovani: “Molte volte dicono che devono giocare i giovani, devono “fare” i giovani… Ma io invece dico: devono fare coloro che sono capaci, coloro che hanno la competenza. Giovane non è sinonimo di bravura, giovane non mi dice niente. Conta se uno è bravo o no: io ero al Barcellona e c’era Ansu Fati, che a 16 anni ha iniziato a giocare in prima squadra. Ma perché era bravo, mica perché era giovane. Ibrahimovic perché gioca? Lo stesso motivo, perché è bravo”.
Su Fagioli: “C’è la tendenza di parlare dei giovani cercando di essere eccessivamente generosi. Ma secondo me bisogna essere severi per stimolarli a fare meglio. Parliamo di Fagioli… ha talento naturale enorme. La grande crescita la fa se lui il talento naturale lo mette a frutto in tutti gli aspetti, a 360 gradi. Non basta solo la qualità innata, occorrono anche la determinazione, la tenacia, la grinta: bisogna curare tutti questi aspetti anche se non fanno parte del proprio bagaglio. Bisogna lavorarci. Dunque, per lui, deve esserci un percorso.
Ha continuato dicendo: “Cosa ha fatto? Un campionato di Serie B: molto buono. Ma deve proseguire questo percorso. Se lui alla Juventus ci arriva da titolare, giocherà titolare, ma se arriva da non titolare sarà ai margini e poi cosa lo attenderà? O va e sfonda immediatamente, oppure… Ecco, per me in questi casi regge l’esempio di salire una scalinata: meglio fare un gradino alla volta. Non bisogna dare un eccesso di responsabilità a questi ragazzi. Bisogna anzi fare in modo che giochino senza l’assillo. Altrimenti c’è meno entusiasmo e questo diventa un problema. Tutti abbiamo bisogno di un percorso”.