Da Pogba a Maignan: Eugenio Albarella, ex preparatore atletico della Juventus, ci spiega le continue ricadute degli infortuni
Nella attuale stagione di Serie A, tutte le squadre hanno dovuto fare i conti con i numerosi infortuni che hanno colpito i giocatori. Le tante partite, aggiunte al Mondiale in Qatar a fine 2022, hanno messo in difficoltà dal punto di vista fisico diversi calciatori. Alcuni di loro, inoltre, hanno subito numerose ricadute. Tra i più noti ci sono ovviamente il portiere del Milan Mike Maignan, out da 5 mesi per un infortunio al polpaccio, Paul Pogba, che ha un problema al ginocchio e ancora non ha fatto il suo esordio con la maglia della Juventus, e Dusan Vlahovic, alle prese con una fastidiosa pubalgia. Abbiamo avuto occasione di tenere un’intervista con Eugenio Albarella, preparatore atletico e componente dello staff di Alberto Zaccheroni nella Juventus nel 2010, per parlare di infortuni. Ci ha parlato dei problemi fisici e delle ricadute: di seguito le sue parole.
Infortuni e ricadute: l’intervista con Eugenio Albarella
Eugenio Albarella, preparatore atletico da più di 30 anni, ci ha parlato degli infortuni e delle continue ricadute dei calciatori, spiegandoci anche come gli infortuni hanno un impatto importante anche dal punto di vista economico. Di seguito, la nostra intervista con Albarella sugli infortuni.
Queste le sue parole sul ruolo del preparatore atletico nelle squadre: “Ad oggi inquadrare la figura del preparatore atletico, o il fitness coach come si dice oggi, è semplice. È una figura che si è consolidata negli ultimi 30 anni nel mondo del calcio. Anche il preparatore ha avuto un’evoluzione storica, che ai tempi era una figura innovativa che veniva da altri sport e portava le sue esperienze nel contesto del calcio. Oggi, dopo che la federazione ne ha riconosciuto il ruolo, il preparatore è uno specialista. Il preparatore è colui che fa parte di uno staff, che condivide una strategia con allenatore e le altre componenti della squadra, e condivide con loro il percorso“.
Poi abbiamo parlato del caso Maignan, alle prese con un infortunio muscolare da diversi mesi. Queste le sue parole: “L’infortunio al polpaccio è molto particolare, non troppo comune. Parliamo di un muscolo importante. La tempistica del rientro è molto soggettiva. Io faccio fatica a dare giudizi visto che non so i particolari e non conosco l’evoluzione dell’infortunio di Maignan. Le ricadute? È importante la soggettività della risposta fisiologica dell’atleta. Può essere che le risposte ai carichi di lavoro siano state diverse da quelle che erano le aspettative. Può essere che lui abbia necessità, per la struttura essendo lui un esplosivo, di tempi diversi rispetto ad altri giocatori. Si suppone che il Milan abbia dovuto rivedere qualche cosa nel programma di recupero”.
Negli ultimi anni, gli infortuni sono sempre più comuni. Così ha commentato Albarella: “Una cosa è certa: gli studi del UEFA dimostrano che c’è un 20% di recidive negli infortuni, soprattutto quelli muscolari. Oggi il tempo è il nemico da combattere, anche se un giorno in più di lavoro specifico abbassa di circa il 7% la percentuale di recidiva. Bisogna prendersi il giusto tempo in base ai feedback dell’atleta, che è la cosa più importante. Non c’è un percorso stabilito, si va giorno dopo giorno e per abbassare la possibilità di ricadute. Poi, un ruolo importante è quello della mentalità. Tornando a Maignan, passare da uno stato di prestazione massima ad un lungo periodo di infortunio non è facile dal punto di vista psicologico. Anche questo incide sulle tempistiche“.
Abbiamo approfondito anche i casi Pogba e Vlahovic e le loro ricadute: “Ogni infortunio ha una storia a sé e ognuno è diverso dall’altro. In questo caso bisogna anche andare a vedere il vissuto del singolo atleta per poter capire le risposte e le tempistiche. Non voglio parlare del giocatore singolo, ma posso dire che negli ultimi anni si è registrato un aumento del 20% nel numero di infortuni, sopratutto quelli muscolari. I calendari sono super affollati. C’è poco tempo da dedicare alla prevenzione. Se guardiamo le squadre di alto livello, giocano ogni tre giorni. Incide moltissimo anche nella gestione degli infortuni. Una cosa è avere un infortunio lieve, da due o tre giorni, se giochi una volta alla settimana. Se giochi ogni tre giorni è più difficile. Come dicevo prima, il feedback dell’atleta è fondamentale. È sempre meglio non rischiare di accelerare i tempi”.
Caso infortuni: impatto economico e come migliorare in futuro
Albarella ha suggerito come migliorare la situazione e quale, secondo lui, è il modello da seguire: “I dati parlano chiaro: in una rosa di 25 giocatori, bisogna aspettarsi almeno 18 infortuni e lesioni muscolari in una sola stagione. Almeno 10 dei quali recidivi. Questo è senza dubbio un problema che va affrontato. In questi giorni mi sono imbattuto in un report delle performance dell’Arsenal. Hanno fatto un confronto dei dati relativi ai problemi fisici degli ultimi 10 anni, da Wenger ad Arteta passando per Emery in mezzo. In 10 anni hanno ridotto il numero di infortuni del 50%. La squadra è passata da avere una età media di 30 anni ad una di 20 anni. Questo fa sicuramente la differenza. In Italia solo il Napoli sta investendo sui giovani. L’anno scorso era secondo nella classifica degli infortuni, oggi è una delle squadre che ne ha meno“.
Il pensiero sul futuro e su quello che verrà grazie all’aiuto della tecnologia: “Ad oggi l’unica strada è quella di aprirsi a nuove esperienze. Le strategie di creare banca dati, quindi creare informazioni, per avere un indice di rischio di infortunio per un atleta con l’intelligenza artificiale è sicuramente una possibilità, se non una strada obbligata in futuro. La tecnologia deve essere un’opportunità, ma bisogna avere la capacità di contestualizzare i numeri”.
Abbiamo concluso l’intervista con Albarella parlando del problema infortuni a livello economico: “Incidono molto anche a livello economico, senza dubbio. I calciatori sono dei capitali per le società, ed è ovvio che se un calciatore non gioca e non da prestazioni, è un costo che incide molto. Nei top 5 campionati europei, nella stagione 2021/2022, il costo relativo agli infortuni è stato di oltre 600 milioni di euro. Credo che le società di alto livello debbano creare delle strutture apposite per cercare di avere, per ogni atleta, un programma di controllo e di prevenzione. È l’unica via per combattere questo problema”.
Intervista a cura di Federico Bompieri