Spezia, Erlic: “Non voglio pensare al futuro. D’estate aiuto i miei nei campi”
Martin Erlic, uno dei migliori difensori dello Spezia nell’ultima stagione, ha parlato alla Gazzetta dello Sport. Dall’infanzia difficile alla guerra nell’ex Jugoslavia, fino al rapporto con la sua famiglia e all’arrivo in Serie A: l’intervista completa di Erlic.
Spezia, l’intervista di Erlic
Erlic ha aperto l’intervista parlando degli anni immediatamente successivi alla sua nascita e del rapporto con la sua famiglia: “Sono del ’98, la guerra nell’ex Jugoslavia era appena finita, restavano solo macerie. La casa dei miei era distrutta, così ci siamo sistemati nella stalla dove tenevano gli animali. Io sono nato lì, in mezzo alle galline e ai maiali. Ci siamo rimasti per due o tre anni, prima che mio padre ricostruisse la casa mattone dopo mattone”.
“Vengo da una famiglia di contadini, non so come faccia mio padre ad alzarsi alle 4 per andare a lavorare la terra e rientrare al tramonto. Lui è l’esempio più grande che io possa sperare di avere. Ogni anno, quando finisce il campionato, torno nel mio paesino dove vivono 500 persone e aiuto i miei nei campi. Non sono il tipo che vede lavorare il suo vecchio e se ne va in spiaggia a prendere il sole. Non cambierei la mia infanzia con nessun’altra“.
Sul padre e sui sacrifici fatti ha poi aggiunto: “Un giorno dissi a mio padre che volevo giocare a calcio, ma lui mi rispose che prima dovevo aggiustare i miei voti a scuola. Io gli dissi di lasciarmi andare perché non se ne sarebbe pentito. Avevo 12 anni, con lui avevo un rapporto speciale, potrei definirlo di amicizia. Ho avuto tanti infortuni e pianto tante lacrime, ecco perché adesso affronto le difficoltà col sorriso sulla bocca“.
“Solo io so quello che ho passato per arrivare dove sono. So che ho dei valori: apprezzo il mio mestiere perché fare il calciatore comporta dei privilegi, apprezzo le persone che lavorano per il club, dal magazziniere alla signora delle pulizie. Ai compagni che non li salutano dico: stai sbagliando. Se qui stai bene e non ti manca nulla è anche grazie a loro. Io penso che come tratti gli altri allo stesso modo tratti le persone della tua famiglia. Mio padre mi ha insegnato ad essere umile, è una lezione che non dimenticherò“.
Infine, dopo l’arrivo di Gotti sulla panchina bianconera, Erlic ha parlato del suo futuro: “Non voglio pensare a cosa succederà. Sono abituato a salire un gradino alla volta. Se dovessi arrivare in un grande club a 30 anni non sarà un problema, vuol dire che era destino. Sono in Italia da 9 anni e ci sto bene, il clima è come quello della mia Croazia. La Serie A mi piace, per la tattica che mi ha permesso di migliorare come difensore e perché è un campionato divertente. Quest’anno all’ultima giornata ancora non si sapeva chi avrebbe vintolo scudetto e chi sarebbe retrocesso”.