Lazio, Casale: “A volte mi dimentico che sono un professionista”
Il difensore della Lazio Nicolò Casale è stato ospite di Lazio Style Channel dove ha parlato della sua esperienza in biancoceleste. Il centrale classe ’98 è arrivato nella Capitale in estate dopo l’ottima stagione all’Hellas Verona e dopo un primo periodo di adattamento, adesso è entrato a pieno nei meccanismi di Maurizio Sarri. Di seguito l’intervista di Nicolò Casale, dall’amore per l’Hellas Verona all’impatto con l’ambiente Lazio.
L’intervista di Casale: dall’amore per il Verona all’impatto con la Lazio
Nicolò Casale ha iniziato raccontando le sue sensazioni da ex nella gara contro l’Hellas Verona della settimana scorsa: “Contro il Verona è stata una grande emozione per me. Sicuramente è strano trovarsi dal giocare con quella maglia ad essere avversario dopo pochi mesi. Sono cresciuto a Verona, tifo Hellas, ma quando gioco riesco a togliere dalla testa questa cosa e da professionista do sempre il massimo”.
ADATTAMENTO ALLA LAZIO – “Qui alla Lazio ho avuto un periodo di adattamento, visto il modo di giocare diverso rispetto a Verona. Ho dovuto lavorare tanto e mi sono fatto trovare pronto. Il mister crede in me e tiene molto alla fase difensiva. Sarri è un allenatore maniacale e per questo stiamo facendo bene come squadra. Sono sempre stato attratto dalla Lazio, è stata la mia prima scelta. L’impatto con l’Olimpico è stato bellissimo, sapevo che i tifosi laziali erano calorosi e vanno d’accordo anche con quelli del Verona. Al mio primo gol ho avuto i brividi a sentir urlare il mio nome da tutto lo stadio“.
CONFERENCE LEAGUE – “Siamo qua e vogliamo vincere. Credo che una vittoria col Cluj ci darebbe fiducia per proseguire bene. In Conference ci sono buone squadre, superando questi turni ci saranno partite stimolanti”.
CAMPIONATO – “In campionato ci mancano 4-5 punti, ma siamo sesti ed è ancora tutto aperto, ma non possiamo più sbagliare. Questo campionato viaggia su un grande equilibrio, escluso il Napoli. Chi sbaglia di meno va in Champions League. Il salto che dobbiamo fare come squadra è quello di non calare nei secondi tempi. Noi vogliamo sempre vincere ma non sempre ci si riesce. Con la testa siamo concentrati e vogliamo rimanere in alto”.
FAMIGLIA – “Mio papà anni fa disse ‘Se avrò un maschio non voglio che giochi a calcio’. Mio nonno invece spingeva perché facessi questo sport perché vedeva che ero portato. Alla fine è andata bene, anche se mio papà continuava a dire che non voleva che diventassi difensore. Sono una persona semplice, umile. Spesso la famiglia e la mia ragazza mi dicono ‘Ricordati che ruolo hai al di fuori del campo’. Sinceramente a volte mi dimentico di essere un professionista perché mi sento ‘normale‘. Quando vado in campo entro con la giusta tensione ma poi riesco a sciogliermi”.
RAPPORTO CON ROMAGNOLI E COMPAGNI – “Con Romagnoli ci troviamo molto bene ma anche quando ho giocato con Patric mi sono trovato bene, se pur sia successo per poche partite. C’è sintonia e questo è molto importante. Nel gruppo mi sono trovato subito molto a mio agio. Alcuni compagni, come Zaccagni e Cancellieri, già li conoscevo, ma anche i veterani mi hanno accolto molto bene”.
NAZIONALE – “Di italiani titolari ce ne sono pochissimi nei top club. Credo che sia importante che il club lavori su questo. In nazionale è importante avere un blocco di giocatori che si ritrovano e che si conoscano. Il c.t. Mancini valuterà, come squadra stiamo facendo un buon lavoro e per questo abbiamo gli occhi addosso”.