Endrick, il gioiellino del Palmeiras che giocherà presto nel Real Madrid, ci ha impiegato poco a mettersi in mostra davanti a tutto il mondo. È sua la rete che ha determinato la vittoria del Brasile contro l’Inghilterra nell’amichevole di sabato 23 marzo, a soli 17 anni come Pelè. Dopo un momento così importante, il giovane attaccante classe 2006 ha deciso di scrivere una lettera molto commovente dedicata al fratellino di quattro anni a The Players’ Tribune.
Endrick ha raccontato a Noah, il fratellino, la prima gioia calcistica vissuta “insieme”: “Stavo giocando una partita importantissima, avevo solo 13 anni e tu ancora non eri nato. Mamma e papà si stavano chiedendo quando saresti venuto al mondo e guarda caso è successo proprio quando ho segnato un gol decisivo. Quando sono arrivato in ospedale ti ho dato un regalo di compleanno, non avendo soldi per un giocattolo ho deciso di darti il pallone d’oro che avevo vinto al torneo. La nostra famiglia non è nata nella ricchezza ma nel calcio”.
“Non so quando sarai capace di leggere questa lettera, ma le nostre vite stanno cambiando in fretta. Tra qualche mese giocherò in Spagna, nel Real Madrid, si la squadra che scelgo sempre sulla Playstation. Fin da piccolo non volevo giocattoli, desideravo solo un pallone. Quando conoscevo altri ragazzi mi presentavo così: piacere sono Endrick Felipe Moreira de Sousa, attaccante. Non vivevamo in un appartamento come adesso, non avevamo un frigo pieno di questi yogurt che ti piacciono tanto. Mi mancano i tempi in cui ero solo un ragazzo e il calcio era solo un gioco o quando ero con i miei amici da qualche parte a parlare di tutto. Quando ci penso sono felice e triste allo stesso tempo, sono ricordi che non potrò mai rivivere. Anche i brutti ricordi a volte sono dolci. All’età di 10 anni ho visto papà piangere e ho capito per la prima volta che la nostra situazione era difficile. A tavola avevamo quello che ci serviva ma non quello che volevamo, capisci la differenza?. Un giorno mi sono seduto sul divano e ho detto a nostro padre che sarei diventato un calciatore e che ci avrei tolto da questa situazione”.
Quando era sera chiedevo a nostra madre se ci fosse del cibo e lei mi rispondeva che dormendo sarebbe passata. Quando avevo 7-8 anni non disponevo di un telefono, quindi, usavo il computer di mamma e guardavo gli highlights del Real Madrid. So che sei troppo giovane per conoscere questi nomi, ma io ero ossessionato dal quel team del 2013-2014 con Cristiano Ronaldo, Modric e Benzema. Non vedevo solo le giocate di Ronaldo, ma quanto e come lavorava in allenamento e la sua mentalità. Da lui ho imparato che il duro lavoro batte il talento. A 15 anni sono diventato un giocatore professionista con il Palmeiras e ho raggiunto il mio primo obbiettivo: aiutare la nostra famiglia con una vita migliore. Il Real Madrid era il mio secondo “goal” e ci sono riuscito. Ora ne mancano diversi: incontrare Cristiano Ronaldo, vincere in questa stagione il Paulista con il Palmeiras, indossare la maglia numero 9 del Real, comprarmi una casa a Madrid e una grande lavagna dove scrivere tutti i miei gol realizzati. Infine ti dico: vivi la vita che vuoi, qualunque essa sia. Non dimenticare da dove provieni, perché ci si può smarrire. Mamma che mangia il pane vecchio, papà che dorme sotto la biglietteria, la mamma che piange in bagno, papà che piange sul divano. Che tu possa ricordarlo sempre. Ti voglio bene fratello, dal profondo del mio cuore“.