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Fanta-nostalgia, tanti auguri Marco Borriello: l’ex attaccante compie 40 anni

Marco Borriello è nato a Napoli il 18 giugno del 1982 ed è cresciuto nel quartiere di San Giovanni a Teduccio. La sua infanzia è stata difficile: all’età di 10 anni, infatti, deve affrontare la perdita del padre, ucciso dalla Camorra: “Non è stato facile, mia madre è stata importantissima per la mia crescita. Nel mio quartiere c’era una grande concentrazione di clan. Non era una giungla, ma nemmeno Disneyland. Devo ringraziare il calcio, che mi ha aiutato a superare tutto, ma mi sarebbe piaciuto che mio padre avesse visto cosa sono riuscito a fare“. Muove i primi passi nella scuola calcio Carioca: “Devo ringraziare Pasquale Miele, un secondo padre. Mi portava agli allenamenti e mi dava un’occhiata. Con la Carioca sono stato fino a 14 anni, fino al provino con il Granarolo Faentino, un settore giovanile dove ogni tanto organizzavano questi provini con osservatori di grandi squadre“. È proprio quel giorno che Borriello viene notato da Colombo e Baresi, che lo portano ufficialmente negli Allievi Nazionali rossoneri. Di seguito la carriera di Borriello tra Genoa, Milan, Juventus e Roma.

La carriera di Borriello

Nel 1996 Borriello entra a far parte ufficialmente del settore giovanile del Milan. Dotato di un grande mancino e di un fisico imponente, si ritaglia uno spazio sempre più importante nella primavera, in cui occupa il ruolo di esterno. Poi, nel 1999, il passaggio al Treviso: l’allora tecnico Carlo Osellame intravede in Borriello qualità da attaccante vero e lo cambia di ruolo, trasformandolo in una punta. “Gli ho cambiato il ruolo nella primavera del Treviso. Nelle giovanili del Milan era un esterno di centrocampo, aveva un buon tiro ma da quella posizione inquadrava poco la porta”.

I risultati non tardano ad arrivare: nei successivi campionati di Primavera segna 23 gol, grazie ai quali viene ingaggiato dalla Triestina in Serie C2. A Trieste arriva il primo gol tra i professionisti, contro il Novara, il 29 aprile 2001. Nel 2002 il Milan lo riporta alla base, girandolo in prestito all’Empoli l’anno successivo. Con gli azzurri mette a segno il primo gol in Serie A, per poi tornare nuovamente al Milan nel 2003/2004. Non gioca una grande stagione, ma vince il primo scudetto della sua carriera. Dopo varie esperienze con Reggina, Sampdoria e nuovamente Treviso, fa un terzo ritorno a Milano. È il 2006/2007: Borriello viene sottoposto ad un controllo antidoping alla fine di un Milan-Roma, vinto dai giallorossi per 1-2. L’attaccante napoletano risulta positivo e viene squalificato per un breve periodo.

Borriello, il Genoa e la Roma

Nell’estate del 2007 passa al Genoa dove, finalmente, esplode. Con Gasperini alla guida del club, realizza 19 gol in 37 gare, trascinando il Grifone alla salvezza. Nel 2008/2009, riscattato dal Milan per 7 milioni, si rompe il menisco. Al suo ritorno cominciano i problemi muscolari: “È stato un anno difficile. Dopo la rottura del menisco ho avuto un dolore fortissimo al flessore destro. Mi curano con i fattori di crescita, ma non passa. Ecografie e risonanze non vedono nulla“.

Borriello, comunque, non molla: “Continuo a giocare, ad allenarmi. Ogni giorno un dolore terribile. Poi il peggio. Mi si annodano due muscoli della coscia e si strappano. Avevo un grumo di sangue e non avevano visto nulla“. Dopo una lunga riabilitazione è la Roma a dargli un’opportunità. Nella capitale riesce a segnare 17 gol in 46 presenze tra campionato, Coppa Italia e Champions League. Nel 2011 i giallorossi lo riscattano dal Milan, ma spesso resta in panchina.

La Juventus e il finale di carriera

Così, a gennaio si trasferisce alla Juventus, dove segna il gol scudetto a Cesena, vincendo il suo secondo campionato da calciatore. Nel 2012 torna al Genoa, dove segna 12 gol. Dopo un breve ritorno alla Roma nel 2013/2014, saluta la serie A e va in Premier League, al West Ham. L’esperienza, però, non è delle migliori: Borriello scende in campo solo in due occasioni. Torna quindi in Italia tra Carpi, Atalanta e Cagliari. In Sardegna è protagonista di un’ultima esplosione: 16 gol in 36 gare di campionato salvano ufficialmente il Cagliari dalla retrocessione. Chiude la carriera all’Ibiza dopo una breve esperienza nella Spal, con il rimorso di non essere riuscito a raggiungere quota 100 gol in A. “Per anni ho pensato solo alla carriera e al divertimento – dice alla Gazzetta dello Sport – Ma mai nessuna donna mi ha distratto dal calcio. Ora voglio dei figli e una famiglia. Mi sono goduto la vita, ho fatto sacrifici e rinunce, ma qui ad Ibiza sono felice“.

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Redazione