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Bologna, Arnautovic: “Paragone con Ibra? Non sarò mai al suo livello. Mou mi voleva allo United, ma…”

Il Mondiale in Qatar è ormai archiviato e pian piano il count down per il ritorno della Serie A sta giungendo al termine. Il Bologna ripartirà dalle solite certezze. La squadra di Thiago Motta ha chiuso la prima parte di campionato all’undicesimo posto in classifica con 19 punti in 15 giornate. Tra le certezze di cui parlavamo c’è sicuramente Marko Arnautovic, bomber della squadra e giocatore di grande personalità nello spogliatoio. L’attaccante austriaco ha trascinato il Bologna a suon di gol, già 8 in 13 partite giocate, e i fantallenatori che hanno puntato su di lui a inizio anno sperano di poterci contare ancora. L’attaccante del Bologna Marko Arnautovic ha tenuto un’intervista per La Gazzetta dello Sport in cui ha parlato di sé, del Bologna e di alcuni retroscena della sua gioventù. Di seguito le sue parole.

Bologna, le parole di Arnautovic

Marko Arnautovic ha tenuto una lunga intervista in cui ha parlato del suo passato e del suo presente. Da giovane, Arnautovic ha avuto spesso problemi a causa del suo comportamento. Queste le sue parole sul tema: “Una volta ho detto ‘devo tenermi sotto controllo’… ora è facile farlo, prima non lo era. Prima facevo quello che mi passava per la testa. Dalla bocca usciva di tutto. Pensavo che solo mio padre e mia madre potessero dirmi cosa fare, gli altri no. Sopratutto nel calcio. Se un allenatore mi rimproverava pensavo solo ‘tu non sei mio padre’. Ora sono cresciuto e cambiato, il calcio è il mio lavoro e ho il dovere di ascoltare l’allenatore. Anche con i compagni… pensavo a me stesso e non agli altri. Anche all’Inter non mi potevi dire nulla: credevo di essere il migliore. Ho sbagliato completamente. La mia carriera poteva essere ben diversa”.

Sui rimpianti: “Rimpiango la disciplina che non ho avuto, anche se tutti hanno provato a darmela. David Moyes al West Ham mi ha cambiato la vita. Mi ha cambiato ruolo, da esterno a centravanti, e mi ha detto: “Ti metto davanti, ma devi anche difendere con la squadra. Se non difendi, non giochi“. Mi sono sacrificato a difendere per due o tre mesi, poi è tornato e mi ha detto: “Adesso puoi stare fermo li davanti. Gli altri lavoreranno per te, in cambio devi segnare e fare assist”. Moyes mi ha cambiato nella testa”.

Sul paragone con Ibrahimovic: “Mi ha fatto molto felice all’inizio, ma Ibra è Ibra. Io non sono al suo livello e mi tolgo il cappello davanti alla sua carriera. Per me è un amico, un fratello, perché anche la sua vita non è stata facile”.

Su Balotelli: “Mario una volta ha detto che sono il più folle che ha conosciuto, ma è il contrario. Facevamo scherzi e dispetti ai compagni tutti i giorni… come i bambini, veramente. Sfrecciava in Montenapoleone col macchinone per farsi vedere. Lui davanti, io dietro. E le ragazze urlavano “Uuuuh Mario Mario!”. Anche lui pensava di essere più forte di tutti, e anche lui è cambiato”.

Su Mourinho: Mou mi voleva quando ero al West Ham. Mi chiese: “Quanto costi?”, e io: “Ah mi vuoi ancora?”. Ma il suo United aveva già comprato Pogba e non aveva abbastanza soldi per me”.

I migliori attaccanti: “Benzema. Haaland. Il terzo… come faccio a non mettere Mbappé? Anche se non è un vero e proprio centravanti, e allora dovrei mettere pure Messi. Allora tolgo Haaland e metto Messi, Benzema e Mbappé. Il quarto è Giroud. È un giocatore importante. Segna e lavora per la squadra”.

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Redazione