Mourinho: “Alla Roma ho sofferto. Vi spiego perché”
Mourinho risponde ancora a Guardiola a distanza: stavolta, però, ha citato anche la sua ultima squadra italiana, la Roma
Il calcio internazionale si arricchisce di un nuovo capitolo in una delle rivalità più seguite e appassionanti del panorama sportivo. Due figure iconiche, conosciute tanto per il loro talento quanto per la loro personalità, tornano a confrontarsi attraverso dichiarazioni che mescolano rispetto e pungente ironia.
Mourinho ha recentemente rivelato di aver sofferto durante il suo periodo alla Roma a causa delle difficoltà economiche e delle restrizioni del fair play finanziario. Ha sottolineato come le piccole squadre siano penalizzate per sforamenti minimi, mentre i club più ricchi sembrano trattati con maggiore indulgenza: “Pep e io abbiamo lavorato insieme per tre anni, ci vogliamo bene. Non è vero che voglio che retrocedano, è vero che voglio giustizia. Le piccole squadre a volte possono essere penalizzate dal FFP quando sforano i limiti di 5-10 euro. Anch’io ho sofferto a causa dei limiti quando ero alla Roma. Non credo che sia giusto. Ci vogliamo bene, lo sa. Le parole sono una cosa, i sentimenti un’altra. Tutto quello che voglio è giustizia, ma non abbiamo rancori l’uno verso l’altro”.
Le polemiche tra Mourinho e Guardiola continuano, ma questa volta lo Special One ha chiarito di non voler vedere retrocedere il Manchester City, bensì di chiedere giustizia. Il suo obiettivo è che venga riconosciuto un trattamento equo per tutte le squadre, senza che i club più ricchi ottengano vantaggi ingiustificati rispetto agli altri.
Nonostante le divergenze, Mourinho ha ribadito che non nutre rancore nei confronti di Guardiola. Entrambi sono consapevoli che, alla fine, ciò che conta davvero è il lavoro sul campo, dove si decide il destino delle squadre e si scrivono le vere storie di gloria.
Mourinho risponde a Guardiola citando la Roma
Alla vigilia della partita di Europa League contro l’Athletic Bilbao, Mourinho ha risposto nuovamente alle dichiarazioni di Guardiola, che lo aveva provocato scherzando sul numero di Premier League vinti da entrambi. Pep aveva fatto riferimento alle sei Premier League vinte da lui, rispetto alle tre di Mourinho, ma quest’ultimo ha replicato, sottolineando che i suoi trofei sono stati conquistati “in modo leale e pulito“, senza trovarsi coinvolto in numerosi procedimenti legali come invece è successo al Manchester City.
Nonostante la durezza della risposta, Mourinho ha voluto precisare che non desidera la retrocessione del City, ma solo che venga fatta giustizia, soprattutto in merito al fair play finanziario. Lo Special One ha infatti parlato di come le piccole squadre possano essere penalizzate severamente per sforamenti minimi nel bilancio, mentre i club più ricchi sembrano godere di maggiori privilegi. La sua posizione, quindi, non è diretta contro Guardiola, ma riguarda un principio di giustizia che Mourinho ritiene fondamentale per l’equilibrio del calcio.
La guerra delle parole: una rivalità che continua
Le dichiarazioni di Guardiola e la risposta di Mourinho non sono nuove, ma il loro confronto ha sempre attirato l’attenzione dei media e dei tifosi. Tutto era iniziato quando Guardiola aveva scherzato sul numero di Premier League vinte, mostrando le dita delle mani per sottolineare il suo trionfo, e facendo riferimento al numero inferiore di trofei di Mourinho. La risposta dello Special One, che aveva rivendicato la sua lealtà e la pulizia dei suoi successi, non è passata inosservata. Nonostante le tensioni, però, Mourinho ha voluto chiarire che i suoi sentimenti nei confronti di Guardiola rimangono positivi e che la sua battaglia è per la giustizia, non per colpire il City o l’allenatore spagnolo personalmente.
Guardiola, dal canto suo, ha cercato di minimizzare, cercando di mettere fine alla discussione, affermando che le sue parole erano solo uno scherzo e non volevano offendere nessuno. Nonostante ciò, la questione non sembra ancora chiusa. Mourinho ha ribadito di non nutrire rancori, ma il suo intervento ha rilanciato la discussione su temi delicati come il fair play finanziario e la disparità di trattamento tra le squadre.