L’intervista dell’allenatore dell’Atalanta Gian Piero Gasperini
Gian Piero Gasperini è senza ombra di dubbio l’uomo del momento: dopo aver conquistato l’Europa League battendo gli invincibili del Leverkusen, il tecnico ha ricevuto i complimenti da parte di tutto il mondo del calcio. Idee, bel gioco ed organizzazione tattica sono gli ingredienti vincenti della sua posizione, grazie ai quali l’Atalanta è divenuta, anno dopo anno, una realtà non solo solida ma anche vincente.
Il percorso di Gasperini all’Atalanta, prima di arrivare alla conquista di un trofeo di tale prestigio, ha dovuto attraversare fasi altalenanti: nelle otto stagioni in veste di tecnico nerazzurro, infatti, si conta solamente una Coppa (l’Europa League appunto), seppur sia stato un viaggio ricco di soddisfazioni.
Sotto la sua guida i bergamaschi hanno raggiunto tre finali di Coppa Italia (2018/2019, 2020/2021, 2023/2024), i quarti di finale di Champions League (2019-2020), si sono classificati al terzo posto in Serie A per tre volte (2018/2019, 2019/2020, 2020/2021) ed hanno messo a segno il record stagionale di goal (116 nel campionato 2019/2020).
La finale di Dublino è stata la ciliegina sulla torta per il tecnico di Grugliasco, il quale aveva per tante volte sfiorato il primo trofeo non solo del suo percorso atalantino ma anche della sua carriera da allenatore. A 10 giorni dalla quella vittoria indimenticabile Gasperini ha deciso di parlare ai microfoni della Gazzetta, dedicando una spazio dell’intervista ai suoi calciatori.
“Ho sempre pensato che per De Ketelaere fosse necessario avvicinarlo alla porta, poiché quando è lontano va in difficoltà. A volte discutiamo perché lui ama abbassarsi per creare gioco ma lui deve fare l’attaccante: deve far goal e farli fare e per fortuna li fa”.
“Looman oggi è un top ma prima non lo era. Era già forte ma viveva di spunti e a volte spariva dalla partita, talvolta anche dagli allenamenti. Ho dovuto lavorare molto su di lui e ciò che ha fatto vedere nelle ultime settimane è simbolo della sua maturazione: si fa dare palla, partecipa al gioco e lega con i compagni. Ci ho lavorato con la pazienza dell’artigiano”.
“Per Koop l’Atalanta ha già rifiutato tanto, anche a gennaio. Giocare la Champions è una gratificazione, i giocatori da noi vengono volentieri ma il tetto ingaggio, che l’Atalanta mantiene giustamente, può essere un ostacolo”.
“Scamacca si è sempre impegnato tantissimo ed è riuscito a segnare tantissimi goal come un vero bomber. Un momento chiave è stato quando si è liberato della tanta pressione che aveva addosso, ogni partita sembrava dovesse dimostrare di essere un grande calciatore. Non sorrideva mai ed era scuro in viso. Quando non è andato in nazionale, abbiamo sfruttato quei dieci giorni per lavorare al meglio”.